Una vita intera trascorsa dentro il proprio mondo. Alti e bassi si alternavano di continuo tracciando la sua storia. I ricordi si soffermavano sul vissuto. Luigi si fermò. Iniziò a pensare che i suoi ricordi non si soffermavano sulla Vita. Si guardò intorno e vide un universo popolato da innumerevoli creature nessuna delle quali era uguale all’altra. Ognuna viveva all’interno di un suo quadratino e quello era per lei il suo mondo, il suo tutto.
Questa visione gli appariva ordinata e tutto sommato giusta.
Luigi avrebbe desiderato entrare in relazione con quegli altri esseri alcuni dei quali erano uomini con il loro vissuto ed anche ragazze, per di più, bellissime. Sarebbe stato bello incontrarsi, conoscersi, vivere la loro vita, fondersi con loro. Di fronte a questa grandiosa prospettiva ebbe paura e la sua mente incominciò a formulare pensieri piccoli piccoli, pensieri di rifiuto e di negazione.
Nei giorni successivi ogni volta che il pensiero si rivolgeva a quegli altri esseri li considerò una realtà lontana e irraggiungibile. Interiormente, però, si sentiva privato di qualcosa. Era orfano e infelice e cercò di approfondire la sua infelicità e mille altri aspetti di sé e della vita. Finché un giorno incominciò a cercare la verità dentro di sé e all’improvviso immaginò: anch’egli era su un quadratino e quel quadratino era il suo mondo. Viveva nel quadratino di una scacchiera, poco importante se bianco o nero, ma definito e chiuso da confini apparentemente invalicabili.
Eppure quei confini non consentivano il confronto. Gli sembrava chiaro che per entrare nel mondo di un altro era necessario prima uscire dal suo. Così incominciò a immaginare ed a tracciare dei tragitti che andavano dal suo quadratino a quello degli esseri che gli interessavano. E incominciò a percorrere i tragitti che tracciava. E così scoprì che amava gli incontri. Si rappresentò, allora, che la scacchiera rappresentava il quadro della vita umana ed i quadratini erano le piccole vite individuali. Comprese che egli era nato per la scacchiera e non per il quadratino, poiché fermarsi per sempre in un quadratino significava escludere la vita mentre egli, invece voleva includerla totalmente.
L’alba di un nuovo giorno si aprì a suoi occhi. La luce del giorno iniziò a prevalere sul buio della notte.
Iniziò a viaggiare condividendo tante storie e ogni volta ogni piccola storia arricchiva l’amore per la scacchiera stessa. Viaggiando, esplorando, sperimentando ed amando vide, gradualmente, la paura scomparire e la consapevolezza fiorire finché, un giorno, pensò di essere egli stesso il costruttore della scacchiera! L’aveva immaginata, percepita, disegnata, creata.
Si sentiva rinato. Soddisfatto.
Ricordò così il significato profondo della vita per scoprire il quale era venuto al mondo, aveva accettato lotte e sofferenze, cercato continuamente e viaggiato instancabilmente alla ricerca di un perchè. Questo significato profondo era l’amore per sé stesso che è tutt’uno con l’amore per gli altri, per la vita, per tutto e per ogni cosa.
Aveva imparato a percorrere i tragitti sulla scacchiera, a soffermarsi nelle varie caselle, conosceva i percorsi e si muoveva agilmente tra di essi. Ma dopo aver ben conosciuto la scacchiera percepiva che quel piano bidimensionale non rappresentava il tutto. Aveva delle regole proprie, delle vere e proprie regole del gioco. Nessuno gli aveva spiegato dell’esistenza di regole, eppure, nei suoi viaggi, aveva compreso che esistevano e, per spostarsi, di volta in volta ne conosceva altre ed iniziava a rispettarle. Ma se esistevano delle regole del gioco si sentiva incompleto pensando di non essere riuscito ad apprenderle tutte. E se esistevano, chi le aveva scritte? La scacchiera era il tutto o bisognava uscirne fuori? Man mano che procedeva, fissava nella sua mente le regole imparate e continuava a compiacersi di quanto quel mondo gli appariva meraviglioso. Apprezzava ed amava sempre di più la vita. La sua e quella degli altri. Al tramonto della sua vita aveva sempre più allargato i propri orizzonti, aperto la propria mente, aveva imparato a dirigere i propri pensieri, le proprie emozioni e azioni coscientemente: si sentiva Uomo, si sentiva realizzato. Pur non essendo riuscito a dare risposta ad ogni perché, aveva condiviso con gli altri il piacere dell’equilibrio e dell’armonia tracciando solchi in cui i giovani potessero condividere le sue stesse emozioni.
Si spense serenamente pensando che un nuovo uomo avrebbe occupato il suo posto sulla scacchiera e che i confini della sua casella, a quel punto, erano forse più valicabili degli altri.