Maschere

Lasciamo liberi i cavalli nella prateria della steppa.

Se immagino la coscienza di ogni uomo come se fosse un palcoscenico, lo vedrei dalle dimensioni limitate: su questo palcoscenico, nel corso della nostra breve esistenza, si affacciano numerosi personaggi; alcuni si trattengono a lungo, magari per tutta la vita, altri vi fanno soltanto una breve apparizione. Alcuni di questi personaggi non si palesano subito, altri non lo fanno del tutto come se fossero costretti ad indossare una maschera, che spesso li rende del tutto irriconoscibili. Ma dietro la maschera c’è l’essere e tutto sta a saper veder oltre il velo. Spesso, però, guardiani stipendiati da chi sa chi, ricacciano questi personaggi mascherati lontani dalle nostre coscienze e dalla nostra consapevolezza e spesso è più facile non vedere ciò che ci succede intorno, piuttosto che andarli a cercare per renderli partecipi della nostra scena. Restano così ristretti nell’oblio ed in chi sa quale profonda caverna, ma siamo pur sempre noi che dobbiamo avere l’intenzione di restituirli alla luce.
Ebbene i nostri sentieri profondi, le risonanze della nostra anima, non sono dissimili da quei personaggi. La via che essi debbono percorrere per raggiungere la coscienza è lunga e faticosa, sovente piena di ostacoli e di impedimenti, e non di rado, prima del traguardo, viene loro sbarrata la strada da guardiani severi ed impietosi: da noi stessi, da preconcetti e pregiudizi, dall’oblio della memoria.
Ciò che spesso accade, è che la nostra anima risponda prontamente ad una realtà con la quale viene a contatto tramite i sensi e ne trasmetta la propria risonanza alla coscienza; questa, però, spaventata e sprovvista di una parola in grado di darne una fedele intuizione o comprensione, trascrive il tutto in una fantasia basata su parametri noti e consonanti con l’esperienza già vissuta, trasformando e plagiando la materia a suo uso e consumo, rendendo di fatto irriconoscibile ciò che l’anima ha trasmesso.
Quella fantasia, però, non è priva di utilità poiché, conservando in sé la potenza del messaggio originario, agisce da stimolo all’interno della coscienza, inducendola con il tempo a dilatarsi e a creare un nuovo verbo, necessario all’espressione del nuovo sentire; il sentire profondo, allora, spogliatosi della maschera che gli era stata precedentemente imposta, può mostrarsi quale è, senza dover più ricorrere ad un travestimento. Il che non mi sembra proprio poco. Andare oltre è un nostro dovere.