Libero Arbitrio

E l’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò alcun aiuto conveniente per lui.
Allora l’Eterno DIO fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto.
Poi l’Eterno DIO con la costola che aveva tolta all’uomo ne formò una donna e la condusse all’uomo.
Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.

E l’uomo disse: Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo.
E l’uomo e sua moglie erano ambedue nudi e non ne avevano vergogna.
Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che l’Eterno DIO aveva fatto, e disse alla donna: Ha DIO veramente detto: “Non mangiate di tutti gli alberi del giardino?.
E la donna rispose al serpente: Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare;
ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino DIO ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete.
Allora il serpente disse alla donna: voi non morrete affatto; ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male.
E la donna vide che l’albero era buono da mangiare, che era piacevole agli occhi e che l’albero era desiderabile per rendere uno intelligente; ed ella prese del suo frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò.
Allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi; così cucirono delle foglie di fico e fecero delle cinture per coprirsi.
Poi udirono la voce dell’Eterno DIO che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza dell’Eterno DIO fra gli alberi del giardino.
Allora l’Eterno DIO chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?.
Egli rispose: Ho udito la tua voce nel giardino, e ho avuto paura perché ero nudo, e mi sono nascosto.
E DIO disse: Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero del quale io ti avevo comandato di non mangiare?.
L’uomo rispose: La donna che tu mi hai messo accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato.
E l’Eterno DIO disse alla donna: Perché hai fatto questo?. La donna rispose: Il serpente mi ha sedotta, e io ne ho mangiato.
Allora l’Eterno DIO disse al serpente: Poiché hai fatto questo, sii maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le fiere dei campi! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita.
E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno.
Alla donna disse: Io moltiplicherò grandemente le tue sofferenze e le tue gravidanze; con doglie partorirai figli: i tuoi desideri si volgeranno verso il tuo marito, ed egli dominerà su di te.
Poi disse ad Adamo: Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero circa il quale io ti avevo comandato dicendo: “Non ne mangiare”, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con fatica tutti i giorni della tua vita.
Esso ti produrrà spine e triboli, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai.
E l’uomo diede a sua moglie il nome di Eva, perché lei fu la madre di tutti i viventi.
Poi l’Eterno DIO fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì.
E l’Eterno DIO disse: Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché mangiandone, viva per sempre.
Perciò l’Eterno DIO mandò via l’uomo dal giardino di Eden perché lavorasse la terra da cui era stato tratto.
Così egli scacciò l’uomo; e pose ad est del giardino di Eden i cherubini, che roteavano da tutt’intorno una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero della vita.

Questo il passo più importante relativamente alle considerazioni che andrò a fare.
Secondo la concezione cristiana è da questo avvenimento che scaturisce il libero arbitrio. Ma cos’è, poi, questo libero arbitrio? Dobbiamo considerarlo esclusivamente relativo ai fini della religiosità ebraica e cristiana, o, per chi decisamente laico, trasporlo alle dinamiche della nostra vita?
Possiamo parlare, anziché di libero arbitrio, di libertà e, di contro, di determinismo? E ciò solo relativamente al singolo individuo o applicabile alla collettività?
In filosofia e filosofia della scienza si definisce determinismo quella concezione per cui in natura nulla avviene a caso, ma tutto accade secondo ragione e necessità. Il determinismo dal punto di vista ontologico indica quindi il dominio incontrastato della necessità causale in senso assoluto giudicando quindi nel contempo inammissibile l’esistenza del caso. Il determinismo è associato alle teoria della causalità, sulla quale si appoggia. Escludendo qualsiasi forma di casualità nelle cose, il determinismo individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni, riconducendola alla catena delle relazioni causa-effetto. La principale conseguenza è che, date delle condizioni iniziali, tutto quel che accadrà in futuro è predeterminato in modo univoco dalle leggi fisiche. Il significato esatto del termine “determinismo” è stato storicamente oggetto di varie interpretazioni. Alcuni ritengono che il determinismo e il libero arbitrio si escludano a vicenda e che conseguenza del determinismo sarebbe che il libero arbitrio è un’illusione; altri, invece, chiamati compatibilisti, credono che le due idee possano coesistere. Gran parte delle controversie deriva anche dal fatto che pure la definizione di libero arbitrio, come quella di determinismo, non è univoca. Alcuni sostengono che il libero arbitrio si riferisca alla verità metafisica dell’agire indipendente, mentre altri lo definiscono semplicemente come la percezione di essere attore (in senso etimologico), che gli esseri umani hanno mentre agiscono.
Ad esempio si potrebbe sostenere che è possibile che gli esseri umani non possano formare liberamente, indipendentemente dal contesto, i propri desideri e convinzioni, ma l’unica interpretazione sensata di “libertà” sia collegata alla possibilità di tradurre quei desideri e quelle convinzioni in azioni volontarie. Una parte fondamentale del dibattito “libero arbitrio contro determinismo” è il problema della causa prima. Il deismo, una filosofia espressa nel XVII secolo, sostiene che l’universo sia pre-determinato fin dalla sua creazione e ne attribuisce la creazione ad un Dio metafisico definito come causa prima, il quale dopo aver creato l’universo è rimasto al di fuori della catena deterministica degli eventi senza intervenire più. Secondo questa concezione, Dio può aver avviato il processo, ma non ha più influito sugli eventi successivi, determinati, invece, dalla catena causa-effetto. La visione del deismo, che ammette la presenza di una causa prima trascendente per la realtà, non presenta il problema fondamentale che caratterizza invece ogni concezione di determinismo che non ammetta l’esistenza di un Dio: o l’intero spazio-tempo è comparso, a un certo punto, senza una causa precedente, e questo negherebbe alla base del processo il concetto stesso di determinismo, oppure lo spazio-tempo è sempre esistito, e questo a sua volta non risolve il problema dell’infinito. Tutto ciò implica aspetti prettamente cosmogonici e cosmologici. In relazione al fatto che la necessità assoluta, alla pari di una volontà assoluta di un dio, implica la natura divina della necessità, qualcuno ha parlato di Dio – Necessità per indicare sia la base teorica del determinismo degli stoici che di quello di Spinoza e di quello di Hegel.
Ciò non vuol dire che qualcuno sia effettivamente in grado di predeterminare gli eventi, in quanto per poterlo fare dovrebbe conoscere con precisione assoluta lo stato di tutte le particelle dell’universo in un preciso istante e tutte le leggi esatte che lo governano. Inoltre, pur ammettendo che ciò sia possibile, l’osservatore che misura questi stati con lo stesso atto della misurazione influenza necessariamente la misura in quanto esso stesso è parte del sistema. Si può dire, quindi, che non vi è, in linea di principio, alcun modo per stabilire in maniera inequivocabile il determinismo o il probabilismo dei fenomeni fisici. Al contrario si chiama indeterminismo o probabilismo quella concezione filosofica che ammette l’esistenza in natura di eventi non determinati da cause precedenti, ma frutto del caso e in quanto tali imprevedibili.
E’ sempre stato evidente che parecchi, forse tutti, i nostri atti volitivi abbiano delle cause; ma alcune scuole di filosofia sostenevano che queste cause, contrariamente a quelle del mondo fisico, non rendevano “necessari” i loro effetti. Sostenevano che era sempre possibile resistere anche ai desideri più potenti con un puro atto di volontà, giungendo così a pensare che, quando siamo guidati dalla passione, i nostri atti non sono liberi poiché sono dettati da quest’ ultima, ma che vi è una facoltà, chiamata ragione, che non ci lascia condizionare dalle emozioni. Ad esempio, Topolino di Walt Disney, e non è un caso, può essere considerato il libero pensatore che fa dello scetticismo nei confronti dei fantasmi la leva per scardinare l’edificio delle superstizioni consolidate, nonché la premessa per la spiegazione di pretesi miracoli in termini di leggi di natura, per scoprire poi, dopo attento ragionamento, che i fantasmi altri non sono che contrabbandieri, i quali sfruttavano la credulità e la paura dei tanti per coprire le proprie malefatte.
E oltre la ragione, vi è la coscienza, che ci da la reale libertà quando ne si segue la guida.
La darwiniana “Origine della specie”, con tutte le sue opinabili teorie, ha rimodellato la nostra immagine del rapporto tra il genere Uomo e gli altri organismi viventi. La psicoanalisi di Freud e degli altri protagonisti della “psicologia del profondo” ci ha costretto a ripensare la stessa nozione di coscienza e l’idea di un libero arbitrio. Entrambe le concezioni sono entrate in conflitto con le abitudini intellettuali spesso legate ai dogmi delle fedi e alle pratiche religiose, come già era capitato a Giordano Bruno, Copernico e Galileo.
Una fede religiosa si distingue da una teoria scientifica perché pretende di incarnare una verità eterna ed assolutamente certa, mentre la scienza è sempre sperimentale, pronta ad ammettere, presto o tardi, la necessità di mutamenti delle sue attuali teorie, e consapevole che il suo metodo è logicamente incapace di portare ad una dimostrazione completa e definitiva. La mentalità scientifica è prudente, sperimentale ed empirica; non pretende di conoscere l’intera verità, né che la sua conoscenza sia interamente vera. Sa che ogni dottrina ha bisogno di essere emendata, presto o tardi, e che il necessario emendamento richiede libertà d’indagine e libertà di discussione. Le migliori teorie scientifiche, quelle che hanno cambiato il mondo, sono il prodotto del pensiero mutabile e liberamente formato.
Considerata sul terreno sociale, la religione è un fenomeno molto più complesso della scienza. Ciascuna delle grandi religioni storiche ha tre aspetti:
1) Una Chiesa;
2) Una Fede;
3) Un Codice di Etica individuale.
L’importanza relativa di questi tre elementi è mutata moltissimo nei diversi tempi e luoghi. Le antiche religioni della Grecia e di Roma, fino a quando non furono rese “etiche” dagli stoici, non avevano molto da dire sull’etica individuale. Nell’Islam, la Chiesa è stata scarsamente importante rispetto al monarca temporale. Nel protestantesimo moderno, vi è tendenza a mitigare i rigori della fede. Nondimeno, tutti questi elementi, benché in proporzioni diverse, sono essenziali per la religione come fenomeno sociale, aspetto che maggiormente interessa nel paragone con la scienza. Una religione puramente individuale, fino a che si ritenga soddisfatta nell’evitare asserzioni la cui esattezza possa essere messa in dubbio dalla scienza, può sopravvivere indisturbata anche nell’epoca più scientifica. La fede è la fonte intellettuale del contrasto fra religione e scienza, ma l’asprezza della loro opposizione è stata determinata dai legami esistenti fra le diverse fedi con le Chiese ed i codici etici. Coloro i quali volessero mettere in dubbio la fede, indebolirebbero l’autorità e potrebbero quindi ridurre il reddito, materiale e spirituale, degli uomini di Chiesa. Inoltre, verrebbero considerati quali distruttori della moralità, poiché gli ecclesiastici deducono i doveri morali dalla fede, mentre “Dovere” e “Morale” sono antitetici.
Il coniugare quella ragione e quella coscienza di cui abbiamo parlato con la sapienza della scienza non può che portare alla consapevolezza.
Consapevolezza…. ma di cosa? Essa, altro non è che è l’energia che ci aiuta a riconoscere ed accogliere “ciò che è”,”ciò che esiste o avviene” in noi e intorno a noi nel momento presente e correlarlo a tutte le esperienze già avute ed immagazzinate e a tutte le informazioni assunte direttamente o indirettamente. E’ proprio questa consapevolezza a trasformare una semplice informazione in un’attività del pensiero volta a spiegare, interpretare… ma cosa? il simbolo? la verità? il segreto?
Ma la verità non ha nulla di seducente! E’ seducente, invece, il segreto che circola non come senso nascosto, ma come regola di gioco, come forza iniziatica, come simbolo, senza che esista alcuna chiave interpretativa definita, senza codici per poterlo risolvere.